Tempo fa vi avevo raccontato della mia gita di Ferragosto 2014 al lago d’Orta e del mio incontro con la Morta di Agrano. Riesumando le fotografie di quella giornata, ne ho trovate alcune interessanti, che non vi avevo mostrato. Una di esse riguarda la Voce dei Morti… vediamo di cosa si tratta!
Dopo la visita d’uopo all’isolotto di San Giulio, un’altra tappa fondamentale della giornata trascorsa sul lago è stata la visita al Sacro Monte di San Francesco d’Assisi, in cima alla collina. Dopo aver mangiato un bel panozzo con la tipica mortadella ortese, io e il Cavalier Servente abbiamo iniziato l’allegra scarpinata… ci siamo avviati per una stradina in salita che parte dal centro di Orta Vecchia, a destra della Parrocchiale di Santa Maria Assunta. Prima di arrivare alle cappelle del Sacro Monte, ci siamo fermati a metà percorso davanti all’ingresso del cimitero di San Quirico. Come ormai sapete bene, il Cavalier Servente non sprizza entusiasmo quando gli si paventa l’opportunità di entrare in un camposanto, perciò ho fatto io solo un affaccio velocissimo all’interno… insomma, non si può passare davanti a un cimitero, trovarlo aperto e non entrarci, e che cribbio! La scrittrice Laura Pariani racconta che qui si trovano le tombe di molti stranieri: nell’Ottocento spesso capitava che, durante il famoso Grand Tour in Italia, i viaggiatori si ammalassero, morissero e fossero sepolti lontano da casa.
Io sono rimasta molto colpita dal grande cancello d’ingresso: un vero e proprio merletto in ferro battuto, fabbricato a Orta. A fianco dell’ingresso al cimitero, sulla destra, si trova poi l’ossario (ormai vuoto e in pessime condizioni), le cui due aperture sono impreziosite anch’esse da due inferriate in ferro battuto. Opere di artigianato artistico davvero straordinarie, realizzate nei primi anni del Settecento.
Ora, come promesso, veniamo alla Voce dei Morti. Che cos’è?
Lungo il muro di cinta esterno del cimitero, non lontano dall’ossario, si trova una piccola nicchia circolare abbastanza profonda. Non si sa se creatasi in modo naturale o se sia stata scavata nella pietra da mani umane. Le leggende del posto raccontano che appoggiando l’orecchio a questo incavo, si possano sentire i sussurri, i racconti e le preghiere dei morti che riposano dalla parte opposta del muro. Figuratevi se la civetta si poteva lasciar sfuggire l’occasione di testare le virtù sonore del pertugio… purtroppo però non si è sentito un bel nulla… evidentemente i defunti erano in quel momento troppo impegnati ad ammirare il superbo panorama che si gode da lassù e hanno tenuto la bocca chiusa!
Testi e immagini © Manuela Vetrano. Se desiderate utilizzare questo materiale scrivete a: info@lacivettaditorino.it
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